SUPERSTIZIONE E CREDENZE: liberarsi dai rituali magici “E' dunque il timore la causa che genera, mantiene ed alimenta la superstizione.”
Cicerone riteneva superstizioso colui che, attraverso sacrifici e voti, costantemente si rivolgesse agli dei perché lo serbassero ‘superstite’ ovvero sano e salvo. Da un punto di vista antropologico è quindi strettamente collegata al tentativo di accattivarsi il favore delle divinità, da un punto di vista psicologico ad un supposto principio di causa ed effetto tra l’atto compiuto e la realizzazione o meno di un evento.
Ovviamente la sensazione di base che muove la superstizione non può che essere la paura, come sembra indicare la stessa etimologia del termine , appunto “stitio” come stare in quanto pietrificati dal terrore innanzi agli eventi inaspettati. L’ignoto , il futuro, comunque, ci spaventano, ci rendono incerti e gracili, ragion per cui utilizzare riti e talismani potrebbe apparire la maniera più funzionale per scacciare questo insopportabile timore e vanamente ottenere una rassicurazione sull’andamento delle cose.
E se questa tendenza a scongiurare il peggio tutti l’abbiamo sperimentata, vuoi con comportamenti scaramantici di fronte a gatti neri, carri funebri, scale o presunti iettatori, per alcune persone essa può divenire un meccanismo talmente indispensabile da impedire una tranquilla e serena esistenza..
Attraverso l’incontro sveleremo le ricerche effettuate al CTS di Arezzo sui meccanismi che alimentano il bisogno di credenze e di rituali propiziatori e, in che modo sia possibile liberarsene.